Collezione Privata Alessandro Crosta
Premessa
Una collezione di strumenti musicali non nasce per caso; solitamente essa affonda le proprie radici in una profonda e smisurata PASSIONE che non riesce a sfogarsi con il semplice “suonare” lo strumento musicale.
Per diventare collezionista occorre possedere una buona dose di curiosità (che serve a frugare tra roba vecchia e polverosa), di amore per la storia (che serve a vedere il passato con gli occhi proiettati nel futuro), di testardaggine (che serve ad inseguire e percorrere chilometri in qualsiasi condizioni atmosferiche pur di ottenere un determinato oggetto), di bramosia (che serve a desiderare di allargare sempre di più la propria collezione), di saper mercanteggiare (che serve a ribassare i prezzi nel tentativo di ottenere il “pezzo” col più basso costo possibile), di catalogare (che serve a fare il punto di quello che si è fin ora accumulato) etc.
Una collezione termina nel momento in cui il collezionista scompare, se non subentri un erede o un degno continuatore; ma allo stesso tempo non termina mai, in quanto ininterrottamente si rinvengono “pezzi” rari e inediti che allontanano sempre in avanti la dicitura “Collezione Completa”.
Fare del collezionismo non significa limitarsi a ricercare e raccogliere qualsiasi oggetto che rientri più o meno specificatamente in una data tipologie di collezione. Occorre che il collezionista sviluppi con l’esperienza una capacità di giudizio critico sugli oggetti, cercando di determinarne la precisa collocazione storica e culturale, e inquadrandoli in una sorta di catena ad anelli, dove ogni pezzo vada a posizionarsi in una propria collocazione.
Con riferimento ai flauti storici, il mercato degli strumenti musicali, (aste, mercatini, fiere dell’antiquariato e negozi specializzati), offre molte possibilità d’acquisto. Quasi sempre è solo una questione di “danaro”.
Occorre, però, prefissare un preciso quadro di riferimento entro cui poter collocare i propri oggetti di ricerca, creando una cosiddetta “collezione a tema”: l’obiettivo è quello di poter caratterizzare la propria collezione come punto di riferimento nel panorama nazionale ed internazionale che apporti benefici nell’inesauribile ricerca “organologica” della storia di un determinato strumento musicale.
L’antefatto della Collezione
La mia collezione prende inizio negli ultimi 4 anni: ma è evidente, per quanto detto sopra, che essa affondi le proprie radici fin dai miei primi anni di vita.
All’età di cinque anni costrinsi mia madre a prendermi in braccio affinché potessi guardare, sopra il parapetto del balcone, la banda che girava per il paese in onore di San Sabino. Le spiegai che l’unico strumento che m’interessasse osservare fosse “quel tubo di ferro che si tiene storto”.
Da allora un lungo percorso; dagli anni di studio nel conservatorio della città di Avellino, ai corsi di perfezionamento e concorsi in Italia, ai concerti a bordo di navi da crociera in giro per il mondo, ai tre anni di residenza svizzera a Winterthur per conseguire il Konzertdiplom.
Proprio negli ultimi quattro anni i continui viaggi in America, Europa e Africa mi hanno permesso di visitare mercatini e negozi di antiquariato spingendomi lentamente ad intraprendere questa avventura.
Una Collezione Didattica
Quando si parla di un violino ci si riferisce al XVII secolo, periodo dopo il quale lo strumento è rimasto pressappoco identico. La stessa cosa avviene per il pianoforte (XVIII sec.), o per gli strumenti ad ottone, etc.
Il flauto traverso, invece, nell’accezione moderna, (in metallo, con foratura cromatica scientificamente studiata) si riferisce al modello Sistema “Boehm”, dal nome del costruttore tedesco che lo presentò all’Esposizione di Parigi nel 1855 ricevendo la medaglia d’oro.
Questa data, però, segna solo l’anno della presentazione al pubblico del nuovo sistema di costruzione; basti pensare che, soprattutto in Italia, il flauto Boehm si diffuse solo dopo il 1930. Fino al 1900, la vena creativa dei costruttori aveva dato vita a miriadi di varianti e brevetti, in una corsa al perfezionamento di un flauto che veniva considerato da tutti i compositori dell’epoca al quanto “imperfetto”.
L’800, a mio avviso, è il secolo dei “mille flauti”: si sperimentato miriadi di tipi di materiali di genere diverso, dai legni pregiati a leghe metalliche speciali, finanche ad arrivare all’uso massiccio di avorio; si aggiungono nuovi fori al tubo con conseguenti nuove chiavi in forme sempre diverse; si sperimentano misure e tagli differenti fino ad arrivare ad una famiglia di flauti molto allargata, etc. Proprio a questa enorme varietà di flauti si rivolge la mia collezione: la direttrice guida è quella di raccogliere “pezzi” che rappresentino maglie di una catena evolutiva davvero articolata e a volte anche bizzarra, quella che va dal flauto ad una chiave, in voga fino al periodo classico, fino al flauto sistema Boehm di fine ‘800.
Ma la raccolta di flauti non mi ha appagato finora; ritengo importante destinare i miei fondi, oltre che nel reperire nuovi pezzi, soprattutto nel restaurare i flauti già in mio possesso, con lo scopo di rimetterli in sesto dandomi la possibilità di “risuonarli”.
Accanto all’esposizione, quindi, in mostre e lezioni, i miei sforzi sono continuamente rivolti nel riportare agli antichi splendori strumenti ormai desueti, esibendomi in una sorta di “mostra-concerto”.
Un arricchimento alla mia collezione deriva dalle donazioni che sempre più persone decidono di accordarmi, sia esse consistenti in strumenti musicali “di famiglia”, sia in fondi messi a mia disposizione per allargare la collezione o provvedere alla sua restaurazione e conservazione.
Recentemente ha tenuto una mostra-concerto presso il museo della citt\'e0 di Herstal in Belgio,
la Fondazione "Segovia" in Linares (Spagna), il Conservatorio di Musica della città di Ubeda (Spagna), la Biblioteca Nazionale di Loreto Montevergine (AV), il Teatro "Rossini" di Gioia del Colle, l'Istituto musicale "Privitera"di Siracusa, etc.