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Lioni
Spettacolo di musica, teatro e danza ideato e messo in scena dall’Associazione Stravinsky
Musiche del repertorio napoletano dell’800
e ancora…
Rimembranze dello scoglio di Frisio
Il Canzoniere è uno spettacolo musicale, ideato e messo in scena dall’Associazione “Igor Stravinsky”, il cui testo è liberamente tratto dal volume “Napoli e i Napoletani” di Carlo Del Balzo: una giovane donna riscopre, attraverso la lettura di un vecchio libro avuto in regalo, il valore antico della città di Napoli con i suoi monumenti ed opere d’arte, con i suoi artisti e le sue tradizioni, con i suoi filosofi e musicisti “dimenticati dall’invidia di storici mediocri e pettegoli”, e soprattutto con…i suoi Napoletani e le loro canzoni d’amore.
“Napoli e i Napoletani” è un acquerello minuzioso, dettagliato della Napoli della seconda metà dell’Ottocento, e lo stesso Del Balzo così lo descriveva: “Il mio libro, votato alla imparzialità, è nel tempo stesso una difesa e un’accusa…Vi è la difesa, perché coloro che non ci conoscono imparino a stimarci; e l’accusa, perché ai mali si trovi rimedio efficace e pronto con iniziativa di Napoletani”.
Fenesta vascia
Fenesta che llucive
Te voglio bene assaje
Michelemmà
Palummella
Voca, voca
Lavannare
Cicerenella
La tarantella
La danza di Rossini (La tarantella napoletana)
e ancora…
Rimembranze dello scoglio di Frisio
Compagnia MediterRara
Ennio Capace, tenore
Raffaela Carotenuto, soprano e voce recitante
Mario Vorraro, mandolino
Alessandro Crosta, flauti
Nadia Testa, pianoforte
Luigi Pagano, Pulcinella
Annarita Fedele, ballerina
Gabriella Fedele, ballerina
Isabella Marmo, ballerina e coreografa
Manocalzati
Sabato 7 Agosto
Chiesa di San Marco Evangelista, ore 20.30
In occasione del 30° anniversario della morte di
Don Beniamino Del Mauro
CONCERTO DELL’ORGANISTA
ENNIO COMINETTI
Interverranno:
Dott. Gerardo Salvatore (Presidente A. C. L. I. di Avellino)
Dott. Vittorio Ciampi (Sindaco di Manocalzati)
Alle ore 18.30 Monsignor Antonio Forte (Vescovo di Avellino) celebrerà una SS. Messa
Johann Gottfried Walther
Concerto del Signor Vivaldi appropriato all’organo
Allegro
Adagio
Allegro
Johann Sebastian Bach
Fantasia und fuga in a moll BWV 561
Georg Friedrich Haendel
Largo da “Serse” (trascrizione F. Linden)
Marco Enrico Bossi
Ave Maria op.104 n.2
Scherzo in sol minore op.49 n.2
Don Beniamino Del Mauro
“…Quando l’organo, sovrano strumento, viene sfidato dal genio e dal magistero dell’arte è una potenza arcana che in sé aduna tutto quello che di più dolce e lamentevole può esprimere l’anima a Dio…”. Così Don Beniamino Del Mauro parlava dell’organo, strumento di evangelizzazione attraverso il quale è possibile elevarsi e mettersi in contatto con Dio.
L’organo fu costruito dopo la restaurazione, completata nel 1959, della Chiesa di San Marco che aveva riportato ingenti danni in seguito al secondo conflitto mondiale: “Ritenni mio dovere”, diceva Don Beniamino in un discorso pronunciato a Manocalzati il 10 maggio del 1959, “darmi da fare perché questa chiesa, casa del Signore, fosse riparata e diventasse il più possibile bella ed accogliente (…). Dopo il rifacimento della parte decorativa, non potevo certo trascurare la ricostruzione dell’organo (…), non solo parte integrante del decoro, ma necessario, indispensabile per lo svolgimento delle sacre funzioni liturgiche”.
Don Beniamino nacque a Manocalzati il 29 dicembre 1911. Ordinato sacerdote il 10 agosto del 1933, il febbraio del 1939 divenne parroco di Manocalzati, e lo è stato fino alla sua morte, avvenuta l’8 agosto del 1974. “Era semplice, generoso, disinteressato, umile aperto. Amava la musica come espressione del suo animo. E suonava e cantava per lodare il Signore. Lo faceva con competenza, con impeto, per dire così ciò che non sapeva dire con le parole”. Così lo ricordava Pasquale Venezia, ex vescovo di Avellino. “Ciò che più mi colpiva”, scisse il Sacerdote Sabino Ventola, “quando ascoltavo Don Beniamino al pianoforte o all’organo, (…), era l’aderire con tutto se stesso alla spinta interiore che gli sorgeva dall’animo imbevuto di bellezza e di arte. L’altro grande amore di Don Beniamino è stato il canto, che riesce a suscitare dal fondo dello spirito i fantasmi poetici della gioia, del dolore, dell’amore, dei mille affetti che possono sorgere nell’uomo”. In funzione del potere educativo del canto, Don Beniamino fondò e seguì con grande interesse e dedizione una Schola Cantorum che, insieme alla costruzione dell’Asilo infantile, è la più diretta testimonianza del grande interesse che sempre nutrì nei confronti delle nuove generazioni.
Grottolella
Domenica 8 Agosto
Piazza Municipio, ore 21.00
MUSIC AND MOVIE
Spettacolo di immagini e musica
Alessandro Crosta, flauti
Nadia Testa, pianoforte
N.Piovani
Buongiorno principessa da “La vita è bella”
J. Williams
Schindler’s List
M. Nyman
Lezioni di piano
J. Corner
Titanic
E. Morricone
Playing love da “Il pianista sull’oceano”
L. Bacalov
Il postino
E. Morricone
Nuovo Cinema Paradiso
J. Williams
Superman
J. Williams
Star wars
G. Moroder e K. Forsey
La storia infinita
J. Williams
Tema da “E.T.”
A. Silvestri
Forrest Gump Suite
N. Piovani
La vita è bella
San Martino Valle Caudina
9/14 Agosto
INCONTRI INTERNAZIONALI DI MUSICA
Laboratorio lirico per l’allestimento dell’opera
“La locandiera” di Pietro Auletta
A cura di Emanuela Di Pietro
Sant’Angelo a Scala
Venerdì 13 Agosto
Anfiteatro Comunale, ore 20.30
LA LOCANDIERA
Selezione di arie
Scherzo comico per musica in due parti di Gennarantonio Federico
Musiche di Pietro Auletta
Laboratorio lirico Incontri Internazionali di Musica
San Martino Valle Caudina
Sabato 14 Agosto
Sala Unicef, ore 19.00
LA LOCANDIERA
In forma di concerto
Scherzo comico per musica in due parti di Gennarantonio Federico
Musiche di Pietro Auletta
Laboratorio lirico Incontri Internazionali di Musica
La locandiera di Pietro Auletta
Trama
Prima parte
Monsù Picone, dando libero sfogo al suo perfetto francese ( lui è vissuto a Parigi e…“la lingua gli va là”), corteggia Giacinta, che nient’affatto lusingata, esorta Monsù a darsi pace (“d’amor meco Monsù non ne parli mai più”) e gli ricorda che ora è a Livorno ed è bene parlare italiano.
Intanto, Don Cola, l’innamorato di Giacinta, e Don Pomponio, il vecchio livornese presso il quale è cresciuta Giacinta, ascoltano in disparte la discussione mentre arriva Clarice, la locandiera, innamorata di Monsù Picone, il quale nel frattempo è svenuto a causa del rifiuto della giovane Giacinta. Da un lato Don Pomponio accusa, dunque, Monsù di fare il cascamorto con la sua figliola, dall’altro Don Cola annuncia di saper “sostenere il punto co’ armi bianche e negre, e, quann’occorre, puro con un cannone”.
Clarice scopre, dunque, che i suoi sospetti nei confronti dell’amato Monsù erano fondati, mentre Don Pomponio rassicura Giacinta che né Monsù Picone, né “quell’altro napoletano, quel signor Cola” avranno più la possibilità di darle fastidio e che lo sposo per lei ce l’ha già pronto: è proprio lui, Don Pomponio, che è per lei “cotto e biscotto”, che ha perduto per lei “sonno e appetito”, che per lei “già è impazzito”; e non fa niente che è già ammogliato, perchè Frasia “è una vecchia decrepita, ha poi cento e cento infermità, fra l’altre un’asma che la suffogherà”: appena ella crepa, Don Pomponio la sposerà.
Frasia, intanto, ha udito tutto e tra i due seguirà un alternarsi divertentissimo di “complimenti”.
Giacinta rincuora Frasia distrutta dalle maldicenze uscite dalla boccaccia del marito, ed insieme cercano di pianificare una strategia che consenta a Giacinta di sposare il suo amato Cola. Mentre Frasia rassicura Don Cola che Giacinta spasima per lui e che lei stessa li avrebbe aiutati a sposarsi a patto che lui la porti con sé a Napoli, giunge Clarice, la quale, seppur tradita, continua a palpitare per Monsù.
Don Cola, invece, è “un toro stizzato” e promette vendetta: Monsù e Don Cola si affrontano con la spada e tutto quel baccano richiama l’attenzione di Frasia e di Don Pomponio, il quale nella foga generale casca a terra facendo per un attimo sperare Frasia che …si sia potuto magari rompere un osso.
Seconda parte
Visto che a nulla valgono le insistenze di Frasia per convincere il marito di acconsentire alle nozze tra Giacinta e Don Cola, Clarice, Giacinta e Don Cola si incontrano per vedere come affrettare le nozze: Clarice con uno stratagemma li aiuterà!
Monsù, sorpreso nel vedere Clarice e Giacinta, le due rivali, insieme, fiuta subito aria di imbroglio: ma Clarice gli confessa di non spasimare più per lui, di averlo perdonato e di essere ben lieta di cederlo a Giacinta, la quale nuovamente, senza indugi, gli conferma che mai lo ha amato e mai lo amerà. Monsù, capisce subito di trovarsi in un “brutto caso, se l’una e l’altra ha già perduto”.
Così Monsù decide di sfidare nuovamente Don Cola, ma questi con uno stratagemma fugge dentro casa di Don Pomponio mentre sopraggiungono Frasia e Giacinta che raccontano al vecchio delle nuove “zuffe” avvenute tra i due.
Nel frattempo sopraggiunge un uomo che cerca Don Pomponio de’ Dolciari: gli si presenta come Gianni, il fratello del vecchio compare Pier Andrea Sibaldi, ritenuto morto per mano dei Turchi, ma, in effetti, altri non è che Clarice travestita.
Presentata, dunque, a Gianni sua moglie Frasia e Giacinta, tutto l’interesse va alla giovine che Gianni non vedeva da quando era bambina: a lui Giacinta racconta, tra l’altro, della richiesta di Don Cola, del quale lei è innamorata, non accettata da Don Pomponio, il quale, ovviamente smarrito, più di una volta si chiede da dove fosse arrivato codesto Gianni! A questo punto Gianni, ribadendo che la scelta spetta tutta a Giacinta ed a nessun altro, svela la sua vera identità ed il motivo del travestimento.
E scordandosi di “ogni passata noia”, Clarice perdona Monsù e Frasia il suo “tristaccio” Don Pomponio.
Pietro Auletta
Nato a Sant’Angelo a Scala (AV) nel 1698, si trasferì a Napoli per studiare al Conservatorio di S. Onofrio con i maestri N.Grillo, A. Amendola e N. Porpora. Nominato nel 1724 maestro di cappella e responsabile musicale della chiesa di S. Maria La Nova a Napoli, la sua prima opera teatrale sarà Il trionfo dell’Amore, seguita da La Carlotta in dialetto napoletano (Napoli, Teatro dei Fiorentini - primavera del 1726) e dall’Ezio del Metastasio (Roma, Teatro Aliberti - dicembre del 1728). Nel 1 738, insieme al librettista Gennarantonio Federico, riceverà la commessa per la composizione dell’opera La locandiera che andrà in scena nel luglio dello stesso anno al Real Teatro di San Carlo in Napoli, seguita nel 1739 da Don Chichibio (Teatro Nuovo), e dall’Amor costante ( Teatro dei Fiorentini), e nel 1740, su libretto di C. Fabozzi, da L’impostore (Teatro dei Fiorentini). Successivamente Auletta comincerà ad allarga la propria fama in Italia (Teatro Regio di Torino, Teatro Valle di Roma) ed all’estero (Teatro di Corte di Monaco, Parigi, Teatro di corte di Pietroburgo). Conclusa la sua produzione operistica nel 1759, in occasione della messa in scena della Didone del Metastasio al Teatro della Pergola di Firenze, Auletta morirà a Napoli nel settembre del 1771 e della sua famiglia numerosa si ricorda in particolare il figlio Domenico, organista e compositore di musica sacra. La maggior parte della sua vasta produzione musicale è conservata nelle biblioteche dei Conservatori di Napoli e di Firenze, a Londra ed a Mùnster, presso l’archivio dell’abate Santini che aveva ricopiato molta musica di Auletta nell’ambito dei suoi studi sulla produzione musicale del ‘700 napoletano.
La locandiera di Pietro Auletta
Andata in scena nel “Nuovo famoso Real Teatro di San Carlo, nel dì 10 di luglio del corrente anno 1738, per festeggiare il glorioso nome di S.M. la Regina, Nostra Signora”, venne definita dal libretto uno “scherzo comico per musica” e fu una delle due sole opere buffe rappresentata al San Carlo durante tutto il Settecento, insieme a Cosa Rara di Martin y Soler del 1789.
Autore de libretto fu Gennarantonio Federico, curiale napoletano di cui non si conoscono i dati anagrafici di nascita e morte, il quale, iniziata l’attività di librettista nel 1726, fu in auge soprattutto tra il 1730 e il 1740. Librettista anche de Lo Frate ‘nnamorato e de La serva padrona di G. B. Pergolesi, caratteristica dei suoi lavori, oltre agli intrecci tipici della tradizione napoletana ed ai caratteri comici dei personaggi, attraverso i quali, senza mai scendere nel volgare della vita popolare, far divertire l’ascoltatore, è il ritmo e la parodia.
Il linguaggio usato dal Federico nel libretto è giustificato dal fatto che l’azione si svolge a Livorno: i personaggi parlano, infatti, un misto di lingua toscana e di dialetto napoletano, e fanno uso di una tecnica vocale che utilizza il vocalizzo, la pronuncia rapida ed il farfugliamento, ed ancora di onomatopee quali “zaffa zuffa”, per imitare l’uso di una spada da parte di Don Cola.
Presenti canzoni dialettali, quali E la bella andava per mare e la Canzonetta affettuosa di Don Cola che sembrano derivare da fonti tradizionali e popolari, ed imitare la musica popolare.
Pietrastornina
Domenica 15 Agosto
Sagrato Chiesa Maria SS. Annunziata, ore 21.00
InCanto d’Opera
Fantasie musicali su
La Traviata e Rigoletto di Verdi,
La Boheme e Tosca di Puccini
Sabrina Mazzamuto, soprano
Alessandro Crosta, flauto
Nadia Testa, pianoforte
San Martino Valle Caudina
17/22 Agosto
INCONTRI INTERNAZIONALI DI MUSICA
Il Flauto e l’Alexander Technique
Maestro Conrad Klemm
Laboratorio sperimentale sull’“Uso degli altri flauti”
A cura di Alessandro Crosta
L’Alexander Technique
Camminiamo, stiamo seduti, discutiamo intensamente, lavoriamo davanti ad un computer, portiamo pesi, usiamo attrezzi; facciamo dello sport o della musica; ci muoviamo tutto il giorno, tratteniamo il fiato o ridiamo, sprechiamo energie senza rendercene conto: siamo abituati alle tensioni del nostro corpo da non farci più caso! Con la tecnica Alexander si inizia ad osservare le proprie reazioni, i propri movimenti, emozioni e comportamenti. “Il segreto per affrontare e superare le circostanze della vita si trova nel pensare dell’uomo. Solo attraverso la scoperta di questo segreto sarà in grado di raggiungere lo stato perfetto di mens sana in corpore sano” (F. Matthias Alexander).
La tecnica Alexander mira a:
- usare il corpo in modo sensato sia da seduti che in piedi, camminando, portando pesi, facendo della musica e sport;
- favorire una sveglia consapevolezza per un benessere spirituale;
- trattare attentamente il corpo in casi di una nuca tesa, di mal di testa e mal di schiena, dopo un incidente o malattia;
- rimuovere le origini di una tensione muscolare di modo che non porti a disturbi di portamento e di respirazione;
- mettere in moto un processo per sostenere le capacità di concentrazione ed apprendimento.
La tecnica Alexander fa bene a tutti, dalla casalinga alla ballerina, dalla segretaria alla tennista. Non ci sono limiti d’età. Il metodo Alexander viene applicato come profilassi per malattie o logoramenti di tendini, alle giunture o legamenti, ed è di grande aiuto nelle accademie di musica e di arti drammatiche.
San Martino Valle Caudina
Domenica 22 Agosto
Castello Pignatelli Della Leonessa, ore 11.30
INCONTRI INTERNAZIONALI DI MUSICA
Concerto finale di Flauto
…Dedicato a Melina Pignatelli
Solofra
Lunedì 6 Settembre
Giardino Orsini Solofra Palace, ore 20.00
IL BANCHETTO DI RE FERDINANDO
Cena borbonica e …
Music and Movie
Spettacolo di immagini e musica
Alessandro Crosta, flauti
Nadia Testa, pianoforte
Ingresso a prenotazione presso Solofra Palace
N.Piovani
Buongiorno principessa da “La vita è bella”
J. Williams
Schindler’s List
M. Nyman
Lezioni di piano
J. Corner
Titanic
E. Morricone
Playing love da “Il pianista sull’oceano”
L. Bacalov
Il postino
E. Morricone
Nuovo Cinema Paradiso
J. Williams
Superman
J. Williams
Star wars
G. Moroder e K. Forsey
La storia infinita
J. Williams
Tema da “E.T.”
A. Silvestri
Forrest Gump Suite
N. Piovani
La vita è bella